The Revenant (USA – 2015) di Alejandro Gonzales Inarritu
Interpreti: Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson
A un anno di distanza dal grande successo di Birdman (culminato con la conquista, tra gli altri, dell’oscar come miglior film), il regista messicano Alejandro Gonzales Inarritu riprende molti dei motivi stilistici che avevano caratterizzato la sua opera precedente, per riproporli in un contesto completamente differente.
The Revenant è infatti costruito facendo largo uso di piani sequenza, avvolgenti movimenti di macchina, lunghe carrellate: riuscire ad amalgamare in questo modo riprese dal vivo ed effetti digitali (la scena dell’attacco dell’orso, ad esempio, è un piccolo capolavoro, un vero e proprio film nel film), il tutto con decine di personaggi sulla scena, poteva essere una impresa impossibile; Inarritu ci è riuscito, dimostrando ancora una volta una capacità tecnica fuori dal comune.
Ma il film non è solo una dimostrazione auto-compiaciuta di abilità tecnica: certo, Inarritu gode nel far vedere quanto è bravo; ma la bellezza e la poesia che traspaiono dal modo in cui egli rappresenta i paesaggi gelidi e selvaggi della Louisiana, o il modo in cui riesce a rappresentare la bestialità e la “fisicità” dell’essere umano (The Revenant è un film fatto della carne dilaniata dello scalpo di Fitzgerald, delle cicatrici inflitte a Glass dall’orso, del sangue versato da coloni ed indiani, della saliva schiumata da Glass mentre assiste impotente all’omicidio del figlio); tutto questo, è semplicemente grande cinema.
Non condivido molte delle critiche che sono state mosse al film, una su tutte che esso sia “senza cuore”. Sebbene convenga che il plot non meriti di essere ricordato (si tratta di una storia di vendetta abbastanza banale e scontata, di come al cinema se ne sono già viste tante), e che i personaggi principali (tra l’altro interpretati splendidamente da Leonardo Di Caprio e Tom Hardy) siano poco approfonditi, credo che The Revenant resti un grande film: forse non meriterà di vincere l’oscar, e forse è davvero un film “freddo”: ma avercene, di film freddi così.