Ero seriamente tentato dal non scrivere nulla riguardo a Quarto Potere: del resto, c’è qualcosa che non sia stato ancora detto su questa pietra miliare della settima arte, sulla pellicola che ha sancito, di fatto, la nascita del cinema moderno? Sono giunto allora a un compromesso: non scriverò un post, ma una dichiarazione d’amore. Una dichiarazione d’amore per un film che, lo confesso, mi ha segnato in maniera indelebile; che ha cambiato il mio modo di approcciare, in generale, la settima arte, e che ha fatto nascere in me una venerazione assoluta nei confronti del suo creatore, Orson Welles.
Welles aveva 25 anni quando la RKO gli permise di scrivere, dirigere ed interpretare un film in assoluta libertà: e Welles, che all’epoca (1941) era sì un enfant prodige (aveva appena sconvolto mezza America col suo programma radiofonico La guerra dei mondi), ma che era completamente a digiuno di cinema, approcciò questa sfida con l’inesperienza del principiante ma anche con la visione del Genio.
E’ per questo che amo Quarto potere, perché è un film nato dall’ingenuità, un film realizzato da chi di cinema all’epoca non ne sapeva niente: chi, se non uno che non era mai stato dietro la macchina da presa, sarebbe stato altrimenti capace di scardinare in maniera così prepotente tutte le “regole” non scritte della settima arte? Chi sarebbe stato capace di ideare riprese sino ad allora mai viste, come quelle realizzate piazzando la macchina da presa in un buco fatto nel pavimento, in modo da inquadrare, con grandangoli e prospettive sbilenche, gli attori dal basso, trasformandoli in giganti che sovrastano gli spettatori? Chi si sarebbe potuto concedere così tanti piani-sequenza (inventando tra l’altro la tecnica del “dolly”), rinunciando volutamente ai più standard e inflazionati piani “americani” o primi piani? E chi si sarebbe mai affidato con cieca fiducia a un direttore della fotografia (Gregg Toland), che per la prima volta utilizzava una serie di filtri capaci di alterare ed esaltare a dismisura la profondità di campo? E, passando ai contenuti, chi avrebbe mai potuto pensare di realizzare un film che cominciasse dalla fine, e cioè della morte del protagonista, destrutturando completamente il meccanismo classico della narrazione filmica, attraverso una ricostruzione della vicenda che si basa sui flashback e i ricordi dei personaggi?
La risposa è semplice: un Genio, ma anche un ingenuo e uno sprovveduto.
E non ho (volutamente) detto tante altre cose: che in tutto il film non c’è un’ inquadratura sbagliata, che il finto cinegiornale del prologo è una delle cose più belle che io abbia mai visto, che questo film è una denuncia del potere della stampa e di come essa può manipolare l’opinione pubblica, ma che è anche il racconto della vita di un uomo troppo grande che aveva tutto e che tutto fu capace di perdere, compreso l’amore.
Truffaut disse “appartengo a quella generazione di cineasti che ha cominciato a fare cinema dopo aver visto Quarto Potere”: perché è un film senza tempo, riferimento e stella polare per tutti coloro che fanno, hanno fatto e faranno cinema, e per tutti coloro che il cinema, semplicemente, lo amano.
bortocal ha detto:
è la più bella recensione di Quarto potere che abbia mai letto.
tanto ti dovevo…, ciao. 🙂
MonsieurVerdoux ha detto:
Grazie mille delle belle parole, in effetti l’ho scritta trasportato dall’amore che provo per questa pellicola (e dalla stima che provo per il suo creatore), per cui doveva uscirne per forza qualcosa con un bel pò di pathos 🙂
viga1976 ha detto:
erano i tempi dei titani,ne trovi molti anche nella cinematografia sovietica del periodo ^_^
MonsieurVerdoux ha detto:
Comunista! 🙂 Tra l’altro Welles fu accusato proprio di essere eccessivamente di “sinistra” (cosa abbastanza surreale, ripensandoci oggi), accusa che gli fu mossa anche grazie all’aiuto di Hearts, il magnate della stampa cui lui si era ispirato per tratteggiare Charles Foster Kane, protagonista della pellicola, e che non aveva sopportato il film di Welles, vendicandosi a suo modo. Ovvero utilizzando proprio quel quarto potere che Welles nel film aveva descritto così bene.
viga1976 ha detto:
la semplificazione ammmeregggana bolla i suoi nemici senza conoscerli,esattamente come succede anche nella colonia italia. Per questo sono tutti “comunisti”, d’altronde una delle più grandi vergogne dei regimi liberal capitalisti è stato il maccartismo no?
redpoz ha detto:
non ho ancora visto il film… devo assolutamente farlo a più presto.
ed ovviamente non sapevo questi dettagli tecnici (al massimo, posso aver sentito e dimenticato che era il primo lavoro di Welles).
genio
MonsieurVerdoux ha detto:
Parliamo di un film fondamentale della storia del cinema, devi assolutamente recuperare!
Persogiàdisuo ha detto:
Che meraviglia di film, quant’era giovane lui anche se dimostrava almeno dieci anni in più!!!!!
MonsieurVerdoux ha detto:
In verità lui era truccato anche quando interpretava kane da giovane, perchè doveva sembrare leggermente più grande! Diciamo che Welles ha sempre recitato truccato, tranne che ne Il terzo uomo, che è l’unico film in cui lo si può vedere “al naturale” 🙂
sweetamber ha detto:
Un ragazzo di 25 anni che realizza un capolavoro cinematografico senza alcun precedente… Qualcosa che oggi, per una serie di implicazioni culturali – sociali – economiche, risulterebbe assai complesso.
A mio avviso ogni lavoro di Orson Welles non perde mai di bellezza e lui stesso in quanto attore è titanico, anche quando fa solo da “spalla” al regista (vedi in “The third man”). Gran peccato che lo abbiano prima sostenuto, poi ampiamente snobbato impedendogli di realizzare alcune pellicole e di lavorare senza intralci.. Fortunatamente per questa pellicola ebbe totale carta bianca, e il risultato lascia ammirati.
MonsieurVerdoux ha detto:
Parole sante: l’America che gli regalò il successo poi lo trattò malissimo dopo, costringendolo a scappare in Europa (e infatti alla fine in Europa si è voluto far seppellire). E comunque, che invidia: a 25 anni avere la possibilità di farsi un film tutto da solo!!!
Rear Window ha detto:
Ottima analisi! Impossibile non essere d’accordo con Truffaut. E’ un peccato però che un tale genio sia stato osteggiato per tanto tempo dall’industria (con William Hearst a guidare le fila di attacchi e boicottaggi). La sua carriera ne ha risentito, tanto che non è più riuscito a ripetersi su livelli altissimi, se non molti anni dopo con L’Infernale Quinlan.
P.S.
Anche io ne ho parlato da me:
http://lafinestrasulcortile.it/?p=2274
MonsieurVerdoux ha detto:
Carissimo Rear, ciò che dici è vero, nel senso che Quarto Potere non è solo il primo film di Welles ma anche il suo massimo capolavoro. Credo però che i motivi siano legati più alle manomissioni che le sue opere hanno avuto da parte dei produttori e dei distributori che a sue personali colpe: il mio più grande sogno è quello di svegliarmi un giorno con la notizia che è stata recuperata la versione originale de L’orgoglio degli Amberson, ma ahimè credo che non accadrà.
Un saluto, passo a leggere la tua recensione.