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Il piacere degli occhi

~ La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo

Il piacere degli occhi

Archivi Mensili: luglio 2013

Pacific Rim

20 sabato Lug 2013

Posted by MonsieurVerdoux in Uscite del 2013

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guillermo del toro, ron perlman

Pacific Rim (USA – 2013) di Guillermo Del Toro                                             Interpreti:  Charlie Hunnam, Idris Elba, Rinko Kikuchi, Charlie Day, Ron Perlman, Max Martini

pacific rim

Si è detto (e si sta dicendo) molto su Pacific Rim: e come sempre in  casi di pellicole di questa portata, c’è che chi parla di “film del secolo”, gridando al capolavoro, e chi invece di classico blockbuster per famiglie, o di classica “americanata”. A costo di sembrare democristiano, devo dire che entrambi i partiti hanno ragione: ma mettiamo un po’ di ordine, in modo da cercare di chiarire la questione.

Cominciamo col dire che, nel campo del cinema fantastico, Guillermo Del Toro ha pochi rivali (forse, il solo Peter Jackson): quando si tratta di mettere in scena storie di mostri, scene spettacolari, sequenze di lotta dal grandioso impatto visivo, il regista messicano naturalizzato americano, è davvero il numero uno; riuscire poi a girare i combattimenti tra mostri e robottoni giganti in maniera così organica e poco confusionaria, riuscendo a “lanciare” lo spettatore dentro la sequenza al punto da farla quasi sembrare reale (è vero che è queste scene sono quasi tutte fatte al computer, ma decidere il punto di vista migliore per lo spettatore e quindi dove “piazzare” la macchina da presa virtuale, è una cosa assolutamente non facile), dimostra la grandezza assoluta del regista de Il labirinto del fauno.

Ma proprio quest’altra bellissima pellicola di Del Toro può essere lo spunto per parlare dei punti deboli di Pacific Rim (che, purtroppo, sono parecchi). L’intento “didattico”, quasi formativo, e l’impostazione matura che aveva Il labirinto del fauno, sono in Pacific Rim completamente assenti: e anzi la pellicola è piena zeppa di personaggi macchiettistici (i due scienziati che si bisticciano per tutto il film, il boss interpretato da Ron Perlman) o tremendamente stereotipati (il soldato decaduto che torna per salvare il mondo, il generale che si sacrifica per tutti dopo il classico discorso patriottico-motivazionale), e di sequenze e dinamiche narrative già viste migliaia di volte e a dir poco infantili (l’allenamento dei cadetti, i litigi tra i giovani piloti, l’innamoramento con la bella di turno). Neanche gli attori fanno un grande lavoro (Rinko Kikuchi poi l’ho trovata imbarazzante). E dire che Del Toro non ha nemmeno la scusa di essere stato costretto dalla produzione ad utilizzare una sceneggiatura o degli interpreti così ridicoli, visto che ormai ad Hollywood ha un potere come pochi: la verità è che probabilmente ha preferito concentrarsi solo sull’aspetto spettacolare della pellicola (facendo, lo ammetto, un lavoro straordinario), ma trascurando tutto il resto.

In sintesi quindi, ecco il mio pensiero: Del Toro ha avuto l’occasione di fare quello che avrebbe potuto essere il film del secolo, ma l’ha persa. Probabilmente però ci ritroveremo comunque, nel corso dei prossimi anni, a ringraziarlo: perché grazie a Pacific Rim è stata alzata l’asticella del cinema fantastio (nulla sarà più come prima, su questo non ci piove) e perchè, probabilmente i tanti bambini che andranno al cinema a vederlo finiranno per innamorarsi di quella cosa magica e spettacolare chiamata cinema.

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Mortacci

16 martedì Lug 2013

Posted by MonsieurVerdoux in Cult

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aldo giuffrè, alvaro vitali, andy luotto, franco citti, malcom mcdowell, mariangela melato, pier paolo pasolini, sergio citti, sergio rubini, vittorio gassman

Mortacci  (Italia – 1989) di Sergio Citti                                                        Interpreti: Vittorio Gassman, Carol Alt, Malcom McDowell, Galeazzo Benti, Mariangela Melato, Sergio Rubini, Nino Frassica, Andy Luotto, Aldo Giuffrè, Alvaro Vitali

citti

Il cinema surreale  di Sergio Citti è stato chiaramente influenzato, seppur a livello inconscio, dal sodalizio artistico che a lungo legò lo sceneggiatore e regista romano a Pier Paolo Pasolini. Lo dimostrano le opere giovanili, come quell’Ostia girato insieme al fratello Franco e scritto proprio con Pasolini, moderna rielaborazione della vicenda di Caino e Abele ambientata,appunto, in una Ostia semideserta, caratterizzata da una paesaggio lunare e a tratti quasi onirico; e lo è senza dubbio Mortacci, amara commedia su un gruppo di anime sospese che vagano nel cimitero in cui i loro corpi sono seppelliti.

Un cast eterogeneo ma splendidamente assemblato (il giovane Sergio Rubini, un insospettabile Malcom McDowell, ma anche Mariangela Melato, Aldo Giuffrè e Vittorio Gassman) dà vita ad un film corale bellissimo, intriso di una poesia e di un significato che rimandano non solo a chiare tematiche foscoliane (la morte, il ricordo di coloro che non ci sono più), ma anche ad un’amara  descrizione della viltà dei comportamenti umani: dalla “società civile” che accetta di mandare a morte il suo eroe pur di, paradossalmente, serbarne intatto il ricordo e la memoria; al custode del cimitero che non esita a derubare i cadaveri delle loro gioie, o al figlio che accetta di seppellire uno sconosciuto al posto di suo padre pur di guadagnare un bel gruzzolo. Una sorta di folle messaggio che Citti sembra lanciare allo spettatore: e cioè che il mondo dei morti, delle anime sospese ma sempre sorridenti (forse perché sanno che, presto o tardi, il loro ricordo scomparirà e saranno quindi liberi di compiere il loro ultimo viaggio) sia quasi da preferirsi  quello sciatto e squallido di noi vivi.

Man of steel

07 domenica Lug 2013

Posted by MonsieurVerdoux in Uscite del 2013

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christopher nolan, diana lane, henry cavill, kevin spacey, laurence fishburne, michael shannon, russel crowe, zack snyder

Man of steel (USA – 2013) di Zack Snyder                                                  Interpreti: Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Kevin Costner, Diana Lane, Russel Crowe, Laurence FIshburne

superman

Ho sentito pareri molto contrastanti su quest’ultima versione in celluloide delle avventure di Kal-El (per gli amici, Superman): chi, purista della prima ora, l’ha criticato per come stravolge l’impostazione del fumetto originale; chi lo ha giudicato troppo fracassone; chi invece lo ha amato proprio per questo, o per i toni dark dati alla storia dal regista Zack Snyder (autore dell’ottima versione filmica di un altro fumetto d’eccezione, Watchmen) e dal produttore Chistopher Nolan, ideatore della splendida trilogia del Cavaliere Oscuro.

Io credo che Man of  steel sia, nel complesso, un bel film: la storia di Superman viene “svecchiata” aggiornandola ai nostri tempi, e anche la scelta di impostare la pellicola più su temi fantascientifici/fantasy  non solo è,a l contrario di quanto dicono molti, in linea col personaggio originale così come era stato pensato dai suoi creatori della DC Comics (è bene ricordare infatti che Superman è un alieno, non un supereroe) ma soprattutto danno al film un respiro più ampio: dall’incipit su Krypton, alle sequenze girate nelle astronavi in stile Alien. Non mancano, certo, i punti deboli: su tutti l’interprete principale, Henry Cavill (mentre invece è molto riuscito il villain interpretato da Michael Shannon), e alcune sequenze talmente surreali da sfiorare il ridicolo persino in un film di supereroi (Lois Lane che se ne va girando tranquillamente per i ghiacciai del Polo Nord, per dirne una). Un film altamente spettacolare, certo lontano anni luce dai vertici di bellezza raggiunti dai recenti film di Nolan su Batman, ma comunque di poco superiore ai ben più fracassoni e “buonisti” film sui personaggi della Marvel che impazzano da qualche anno (i vari Ion Man, SpiderMan e via dicendo).

Infine, va detto che questo film finalmente svela le reali origini di Superman: con due padri come Il Gladiatore (Russel Crowe) e Robin Hood (Kevin Costner) e con un capo direttore come Morpheus (Laurence Fishburne), poteva mai Kal-El / Clark Kent non divenire “l’uomo d’acciaio”?

Il cinema di Mario Martone

03 mercoledì Lug 2013

Posted by MonsieurVerdoux in Il cinema dei registi

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anna bonaiuto, cinema italiano, mario martone, risorgimento, toni servillo

Amore_Molesto_LQuello di Mario Martone è un cinema di chiara impostazione teatrale, e del resto non potrebbe essere altrimenti, visto che questo cineasta napoletano è stato tra i massimi esponenti dei Teatri Uniti. Ed è proprio con gran parte dei compagni della straordinaria esperienza artistica dei Teatri Uniti che Martone lavora al suo primo film, Morte di un matematico napoletano (1992), racconto appassionato sugli ultimi giorni di vita del geniale matematico partenopeo Renato Caccioppoli. Il film è un po’ grezzo, ma molto ben interpretato, e si fa apprezzare lo stile essenziale, solido e privo di fronzoli di Martone, sempre concentrato sugli attori e sugli ambienti poveri, scarni di una Napoli mai così parte integrante della storia di un film.

Napoli è anche la protagonista di quello che ad oggi considero il lavoro migliore di Martone, ossia L’amore Molesto (1995). Le strade caotiche e  trafficate del capoluogo campano sono l’ambientazione ideale per questo thriller atipico interpretato dalla bravissima Anna Boniauto nel ruolo di una donna che cerca di svelare i segreti legati al passato della sua famiglia. Un film impostato quindi come un classico “giallo”, eppure capace di costringere lo spettatore a compiere un intenso percorso interiore, tra le proprie paure e il proprio passato: un vero e proprio viaggio della (e nella) memoria.

Merita di essere menzionata anche un’altra opera di Martone,l’episodio La salita del film collettivo I Vesuviani (1997), in cui Toni Servillo interpreta un Antonio Bassolino appena eletto sindaco di Napoli: episodio che è una riflessione amara sulla fine del comunismo (in una scena appare anche il profetico Corvo di Uccellacci e uccellini di Pasolini) ma anche sul sogno infranto di una rinascita, quella della Campania, tanto sperata ma mai concretizzatasi.

Noi credevamo (2011) può essere visto in questo senso come una continuazione del pensiero espresso ne La salita: anche qui Martone compie una riflessione sugli ideali infranti, ma lo fa su scala maggiore,  concentrandosi sull’epopea del Risorgimento, e sugli aspetti oscuri che sono stati spesso offuscati dal mito dell’unità d’Italia. E così, attraverso la storia di due giovani carbonari, attorno a cui ruotano tutti i grandi personaggi dell’epoca (Mazzini è interpretato ancora da Toni Servillo, splendido), vengono descritti tutti i luoghi oscuri e le contraddizioni di un’epopea troppe volte mitizzata senza coscienza critica, di un percorso di unificazione sperato, sognato e idealizzato (il fervore dei protagonisti è sincero e reale) ma mai realizzatosi compiutamente.

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